La Corte Suprema di Cassazione italiana ha recentemente emesso una sentenza storica sulla classificazione legale dei cripto-asset, esaminando in particolare se dovrebbero essere considerati prodotti finanziari.
Il caso in questione riguardava l'offerta iniziale di monete (ICO) per la creazione di una piattaforma decentralizzata che fornirebbe servizi di logistica attraverso token scambiabili con criptovalute.
La Corte Suprema di Cassazione ha riconosciuto la "financialness" delle attività che coinvolgono cripto-asset, determinando alla fine che si applicano le normative e le protezioni previste dalla legge italiana sulla finanza (TUF), soprattutto nel contesto delle offerte pubbliche di prodotti finanziari. Questa determinazione si basava sulla presenza di elementi come l'utilizzo di capitali, l'assunzione di rischio e la promessa di rendimento. In particolare, l'ultimo elemento è stato riscontrato nella aspettativa degli investitori di vedere rivalutato il token in base al successo dell'impresa.
Tuttavia, la ricostruzione effettuata dalla Corte Suprema di Cassazione nella sentenza dovrebbe essere interpretata alla luce della guida dell'autorità bancaria italiana, Consob, nel suo documento di discussione del marzo 2019 in cui ha chiarito che l'apprezzamento dei token legati all'esito dell'iniziativa sottostante non rappresenta un rendimento di natura finanziaria. Inoltre, la Corte Suprema di Cassazione cita come precedente la sentenza n. 195/2017 della Corte di Verona, che ha stabilito la qualificazione di un determinato cripto-asset (cioè il Bitcoin) nella (diversa) categoria di "strumenti finanziari". Questo riferimento appare contraddittorio poiché sembrerebbe che la Corte Suprema di Cassazione abbia sovrapposto i concetti di prodotto e strumento finanziario, che invece sono molto diversi l'uno dall'altro.
Tuttavia, vale la pena notare che l'autorità regolatoria belga, Autorité de Services et Marchés financiers (FSMA), ha recentemente emesso una dichiarazione che chiarisce che le normative finanziarie non dovrebbero essere applicabili ai cripto-asset che non rappresentano un diritto nei confronti di un determinato emittente o ente, come quelli creati da protocolli informatici senza un accordo emittente-investitore.
La sentenza della Corte Suprema potrebbe avere importanti implicazioni per la regolamentazione e il controllo dei cripto-asset in Italia e probabilmente scatenerà ulteriore dibattito e discussione sulla natura finanziaria di questi asset digitali. Tuttavia, l'aspetto rimane altamente dibattuto a causa degli elementi di incertezza intorno alla sentenza che abbiamo evidenziato sopra.
Questo post è tratto da un articolo di Emanuele Gambula pubblicato il 30/12/2022 su EgamingTechLaw che abbiamo letto e rientro estremamente interessante.
Comments