Il recente dibattito sull'uso di farmaci nel calcio degli anni 80 e 90 si è riacceso dopo la scomparsa di Gianluca Vialli, con diversi ex calciatori che chiedono spiegazioni sull'assunzione di farmaci e sui metodi di recupero cui erano sottoposti quando giocavano.
Marco Tardelli, campione del Mondo del 1982, ha confermato che gli impegni erano molti e le rose ridotte, il che significava che i giocatori erano costantemente sottoposti a una pressione fisica elevata, spesso costretti a giocare con infortuni o dolori.
Tardelli ha ammesso che a volte si abusava del loro corpo, e che lui stesso ha finto di assumere alcuni farmaci per poter giocare. Tuttavia, ha sottolineato il Campione del Mondo del 1982 con la Nazionale di Bearzot, le sostanze che ci davano erano tutte considerate lecite e ci si fidava del medico sociale, che era per noi come il medico di famiglia.
Il caso dei calciatori che ora confessano di aver fatto uso quasi indiscriminato di sostanze "diciamo" poco chiare e farmaci si allarga ricordando quasi il #metoo del cinema di qualche anno fa.
Certo ci sarebbe bisogno di una inchiesta di un qualche magistrato per capire le responsabilità di dirigenti e medici almeno nei casi delle "morti" sospette di tanti calciatori.
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